Un segnale inequivocabile che sei un multipotenziale è la sensazione di non essere mai all’altezza dei tuoi colleghi, di essere rimasto indietro rispetto ai tuoi coetanei e di non essere mai quello più esperto in una stanza con altre persone. In pratica, soffri della Sindrome dell’Impostore. Vediamo insieme di cosa si tratta e come puoi depotenziarla per vivere meglio.
Di cosa parleremo qui:
Premessa
Riconoscersi nella Sindrome dell’Impostore non significa essere dei multipotenziali. Anche se è vero che molti multipotenziali si ritrovano a vivere con la Sindrome dell’Impostore, non è altrettanto vero che chiunque soffra di questa sindrome sia un multipotenziale. Non c’è proprietà transitiva in questa formula.
Altre cause che portano alla Sindrome dell’Impostore sono da collegarsi a un insieme di fattori psicologici, sociali e culturali.
Per esempio, può incidere l’essere cresciuto in un ambiente familiare disfunzionale in cui era incentivata la competizione (tra fratelli, magari) o in cui bisognava dimostrare il proprio valore attraverso i risultati oppure ancora dove si ricevevano continue critiche. Non aiutano di certo anche i modelli della nostra società e di molti luoghi di lavoro, che ci vogliono sempre perfetti, produttivi e performanti (neanche fossimo macchine fatte in serie!).
Tutto questo può indurre l’individuo ad abbassare i propri livelli di autostima e di autoefficacia. Da lì, all’arrivo della Sindrome dell’Impostore il passo è breve.
Che cos’è la Sindrome dell’Impostore?
La Sindrome dell’Impostore è una condizione psicologica in cui una persona, nonostante i successi e i riconoscimenti ottenuti, si sente costantemente inadeguata o teme di essere “smascherato” come incompetente.
Chi ne soffre spesso tende ad attribuire i propri meriti alla fortuna, al caso o, più in generale, a fattori esterni.
Così se vince una gara, è perché quel giorno il suo rivale numero uno non era al massimo della forma fisica a causa di un infortunio; se prende 30 e lode a un esame all’università è perché il professore, per fortuna, gli ha fatto domande a cui sapeva rispondere; se ottiene un lavoro è perché “ci sarà stato un errore di valutazione” nel test.
Quando la Sindrome dell’Impostore colpisce non siamo più obiettivi riguardo alle nostre capacità e ai nostri talenti. Tendiamo invece a sminuirci, a non sentirci abbastanza bravi e a credere di non meritare le cose belle che ci capitano (promozioni, premi, dichiarazioni d’amore, ecc…).
Come si riconosce la Sindrome dell’Impostore?
La Sindrome dell’Impostore è, come abbiamo detto, una condizione psicologica e non è corretto parlare in sua presenza di patologia o disturbo. Un’altra conseguenza è che non esistono dei sintomi perfettamente codificati e manifestati da tutti coloro che la sperimentano sulla propria pelle.
Esistono però delle sensazioni comuni, che in molti riscontrano (seppur adattate al proprio caso specifico):
- Sentimenti di insicurezza;
- Difficoltà nel valutare oggettivamente proprie abilità;
- Associazione del proprio successo a fattori esterni come la fortuna;
- Inconsapevole auto boicottaggio del proprio progresso;
- Inclinazione al perfezionismo;
- Eccessiva dedizione al lavoro e conseguente esaurimento;
- Intensa paura di fallire.
Esistono poi frasi ricorrenti che si rincorrono tra i pensieri di chi soffre della Sindrome dell’Impostore, come:
“Non mi sento all’altezza”
“Non devo sbagliare”
“È stata solo fortuna”
“Non ho poi fatto niente di speciale”
“Non mi merito questo traguardo”
“Cosa farò quando si accorgeranno che non sono abbastanza competente?”
Possiamo anche avvicinarci a comprendere la Sindrome dell’Impostore passando dalla porta sul retro.
Infatti esiste un corrispettivo opposto a questa sindrome, ovvero l’Effetto Dunning- Kruger. Si tratta di una distorsione cognitiva teorizzata dagli psicologi J. Kruger e D. Dunning secondo la quale le persone con basse competenze in un determinato ambito tendono a sovrastimare le proprie capacità, mentre chi ha un livello di competenza più elevato tende, paradossalmente, a sottovalutarle.
L’effetto si basa su due elementi chiave:
- Incompetenza che maschera la consapevolezza dell’incompetenza. Le persone poco esperte non possiedono le conoscenze necessarie per valutare con precisione la propria abilità. Di conseguenza, possono convincersi di essere molto più competenti di quanto non siano.
- Competenza che genera dubbio. Al contrario, le persone esperte tendono ad avere una visione più realistica delle proprie capacità e, conoscendo la complessità del proprio campo, sono più consapevoli delle proprie lacune, il che può portarle a sottovalutarsi.
Come mai i multipotenziali spesso sono vittima della Sindrome dell’Impostore?
I multipotenziali spesso sentono di vivere una vita da “impostori” a causa della loro natura, votata al cambiamento e all’esplorazione di nuovi campi. Nonostante le loro straordinarie capacità in fatto di creatività, di elaborazione di soluzioni innovative, di poliedricità e di pensiero libero da schemi precostituiti, spesso i multipotenziali si trovano a dubitare del proprio valore.
Ecco riassunti i principali motivi per i quali i multipotenziali sono il berasaglio perfetto della Sindrome dell’Impostore.
- Ricominciano spesso da capo. Iniziare un nuovo percorso di studi o di lavoro è adrenalinico, e carica i multipotenziali di entusiasmo! Certo che però poi bisogna fare i conti con il fatto di essere sempre gli ultimi arrivati. I pivellini.
- Si ritrovano in ambienti iper-specializzati. Ai multipotenziali piacciono le sfide e mettersi alla prova con progetti ambiziosi. Di conseguenza spesso hanno a che fare con realtà strutturate. Se da un lato li motivano ad apprendere qualcosa di nuovo, dall’altra possono farli sentire fuori luogo e a disagio.
- Confronto con gli specialisti. Diretta conseguenza del punto precedente. Ai multipotenziali piace imparare dai migliori, quindi spesso si tratta di interfacciarci con professionisti molto verticali sul loro settore.
- Senso di incomprensione. La loro natura poliedrica che li porta al cambiamento di direzione e all’espansione delle proprie conoscenze e abilità, non sempre viene compresa. A volte incuriosisce, a volte infastidisce.
- Difficoltà nel riconoscere i propri successi. Fanno fatica a mettere a fuoco i propri successi, perché non sempre sono conformi ai successi dei coetanei o dei colleghi (attuali).
- Perfezionismo. Ai multipotenziali piace fare tante cose e tutte in modo perfetto. Bisogna però guardare in faccia alla realtà, e così scoprono che il tempo e le energie per fare tutto come vogliono noi non sempre c’è.
- Mancanza di modelli di riferimento. Siamo circondati da molte più persone di successo monopotenziali che multipotenziali, e questo può fare sentire i multipotenziali soli e inadeguati.
Amici multipotenziali, non vorrei avervi scoraggiato.
Non tutto è perduto.
Nel prossimo paragrafo voglio offrirvi un punto di vista diverso dal solito, che spero possa farvi abbracciare con più serenità la vostra condizione.
Cambia prospettiva: la Mente del Principiante.
Nella cultura giapponese e zen esiste un concetto speciale, ora assorbito anche dalla Mindfulness, che può aiutarci: la mente del principiante.
Questo concetto è stato reso celebre dal maestro Zen Shunryu Suzuki nel suo libro “Mente zen, mente di principiante” (lettura che ti consiglio se vuoi approfondire questo tema), dove scrive:
“Nella mente del principiante ci sono molte possibilità, in quella dell’esperto ce ne sono poche.”
La mente del principiante apre nuove prospettive e ci aiuta a mitigare la nostra ansia multipotenziale, che ci porta a non sentirci mai degli esperti in niente.
Infatti questo approccio alla vita ci invita a rallentare, a liberarci dei paletti mentali che abbiamo piantato e a prestare attenzione ai dettagli. Inoltre ci invita a rimanere con la mente aperta, a coltivare la curiosità e a mantenere un atteggiamento umile. Ci libera dai giudizi, dai pregiudizi e ci permette di accettare con serenità il fatto di non sapere (di socratica reminiscenza).
E qui volevo arrivare.
Quando comprendi che non sapere qualcosa non è un limite, ma un’opportunità di crescita allora la tua visione delle cose cambierà. Se diventi consapevole che la tua forza sta nell’essere una tela bianca pronta ad essere dipinta o una spugna pronta ad assorbire, allora capirai che non è l’esperto ad avere un vantaggio su di te.
L’esperto ha già fatto la sua scelta, ed è già arrivato alla sua meta. Tu puoi percorrere una strada più lunga, più articolata e vedere paesaggi più vari.
In conclusione.
In questo articolo abbiamo capito che cosa si intende per Sindrome dell’Impostore e come riconoscerla. Abbiamo inoltre visto perché spesso sono i multipotenziali a cadere nella Sindrome dell’Impostore. Infatti la loro natura volta al cambiamento e alla sperimentazione sovente li inserisce in contesti dove sono gli ultimi arrivati, per questo motivo non si sentono mai all’altezza degli esperti di cui si circondano.
Abbiamo però trovato una scappatoia a questo disagio. Infatti adottando il principio zen della mente del principiante, scopriamo che l’opportunità di crescita e di successo germoglia in chi sa di non sapere. Chi rimane con una mente aperta, umile, curiosa e priva di giudizio ha più porte aperte di chi ha scelto la strada della specializzazione.
Silvia Vernelli
Sono la prima Life & Multipotential Coach italiana. La mia missione è accompagnare le persone multipotenziali in un percorso verso l’autorealizzazione personale Grazie al mio metodo di lavoro esclusivo e alla mia esperienza personale di vita come multipotenziale, ti dimostrerò che anche tu puoi trovare un equilibrio tra il tuo desiderio di pace e la tua fame di cambiamento.