Nel calderone dei paroloni e degli inglesismi di cui purtroppo si è farcita la nostra bellissima lingua, sono spuntati ormai da qualche tempo anche i termini “Multipotenzialità” e “Multitasking”. L’assonanza delle due parole non deve però trarre in inganno e neanche l’aspetto più superficiale della loro definizione (“fare tante cose insieme”). Ti spiego meglio tutto qui sotto.
Siamo esseri umani, non macchine.
Questa è la cosa più importante di tutte. E va sempre tenuta a mente.
Dico questo in quanto il termine Multitasking nasce in ambito informatico e indica la capacità di un software di eseguire più processi contemporaneamente. Il termine è stato poi esteso in ambito umano per descrivere persone che apparentemente gestiscono molti pensieri e attività nello stesso tempo. Dico apparentemente perché in realtà il nostro cervello non è progettato per concentrarsi su più cose contemporaneamente. Può fare solo una cosa alla volta.
(Mi viene in mente a tal proposito un bellissimo libro, uno dei miei preferiti di sempre, che si intitola proprio Una cosa sola di Gary Keller. In questo testo l’autore spiega proprio come essere più efficienti facendo meno cose possibili. Te lo consiglio!)
Allora perché abbiamo la sensazione di riuscire a fare tante cose tutte insieme o ci sembra che alcune persone siano in grado di operare in questo modo? In effetti il nostro cervello è molto abile nel passare da un’attività all’altra e lo può fare molto velocemente, tanto da sembrare che le cose si sovrappongano. Apparentemente (di nuovo!) questo lieve slittamento temporale sembra innocuo, ma in realtà fa tutta la differenza del mondo!
Allora perché abbiamo la sensazione di riuscire a fare tante cose tutte insieme o ci sembra che alcune persone siano in grado di operare in questo modo? In effetti il nostro cervello è molto abile nel passare da un’attività all’altra e lo può fare molto velocemente, tanto da sembrare che le cose si sovrappongano. Apparentemente (di nuovo!) questo lieve slittamento temporale sembra innocuo, ma in realtà fa tutta la differenza del mondo! Infatti anche passare da una all’altra molto velocemente non è un modo vantaggioso di utilizzare il nostro cervello, per almeno tre motivi:
- Passare velocemente e ripetutamente da un’attività all’altra richiede al nostro cervello un grande consumo di energia. Di conseguenza chi lavora spesso in modalità Multitasking presenta livelli di stanchezza e stress più alti. Stando infatti agli studi della ricercatrice Sandra Bond Chapman, fondatrice del Center for Brain Health dell’Università di Dallas, il Multitasking produce un incremento della produzione del cortisolo. Tale ormone confonde i nostri neuroni che non riescono a spartirsi i compiti adeguatamente in modo tale che ogni neurone si occupi solo di una cosa, anzi! Millisecondo dopo millisecondo, i nostri neuroni si passano i più svariati compiti andando a fare un po’ di tutto. Risultato: un superlavoro che produce risultati modesti e imprecisi.
- Trovare la concentrazione su un’attività impegnativa richiede decine di minuti o anche ore. Sarà capitato anche a te di entrare nel cosiddetto flow, ovvero in quello stato in cui benessere e produttività si conciliano perfettamente. In quel momento, tempo ti sembra volare e sei gratificato dai risultati che stai ottenendo.
Io, per esempio, entro nel flow quando scrivo (anche articoli come questo) perché nella scrittura esprimo passione, talento e potenzialità. La scrittura è inoltre per me un mezzo di realizzazione personale e anche il mio modesto contributo per aiutare le persone che mi leggono. Ora, per te il flow può subentrare in mille altre casistiche ma riguarda attività che ti permettono di unire, come me, passione, talento, potenzialità e scopo della vita. Forse ti capita quando leggi, quando suoni uno strumento, quando progetti siti web, quando cucini o costruisci modellini.
Ad ogni modo, immagina quanto è fastidioso quel momento in cui ti stai dedicando con anima e corpo (è proprio il caso di dirlo!) nella tua attività preferita e suona il telefono. O il campanello. O senti una notifica nello smartphone. La magia si infrange. Tutto perde di significato. È come una bolla di sapone che esplode.
E ora prova a ricordare: dopo che ti sei distratto, quanto tempo ci hai messo a riprendere la tua attività con la stessa concentrazione ed energia? Pensa che secondo alcuni studi, come quello condotto da Gloria Mark, ricercatrice e docente all’Università di Informatica della California, occorrono in media 23 minuti per tornare in uno stato di profonda concentrazione dopo essersi distratti.
Ecco, sei pronto a stimare quanto tempo hai perso e quanta produttività hai limitato a causa di una distrazione. Ma andiamo avanti: se gran parte del tuo lavoro e della tua vita viene gestito in Multitasking continuamente, quanto tempo hai già perso?
- Seppure il passaggio di attenzione è velocissimo, esistono dei tempi brevissimi in cui non siamo concentrati né su una cosa né sull’altra ed è lì che è più facile commettere i cosiddetti “errori di distrazione”. A volte sono sciocchezze, per esempio se stai scrivendo due email al massimo qualcuno leggerà un messaggio che non gli era destinato, ma se mentre stai digitando un messaggio stai anche guidando allora la questione cambia.
Multipotenzialità, né bene né male.
Mentre gli effetti negativi del Multitasking sul nostro stato di benessere e sulla nostra produttività sono stati accertati da numerosi studi, riguardo alla Multipotenzialità non mi sento di esprimere un giudizio. La Multipotenzialità infatti è solo una caratteristica personale che alcune persone hanno e altre no. Posso affermare però con certezza che alcune persone sanno sfruttare a proprio vantaggio la Multipotenzialità mentre altre no, e si lasciano inghiottire dalle proprie potenzialità.
In altri termini, sia il Multitasking che la Multipotenzialità sono strumenti a nostra disposizione ma se cadiamo nel primo dobbiamo prenderne consapevolezza il prima possibile e uscirne fuori; dal secondo non si può entrare ed uscire, se fa parte di noi dobbiamo starci. Ma possiamo imparare a starci bene.
Perché i termini Multipotenzialità e Multitasking vengono confusi?
La confusione tra Multipotenzialità e Multitasking nasce spesso dalla percezione che entrambe le capacità comportino la gestione simultanea di più compiti o interessi. Tuttavia, ci sono differenze enormi a livello di contesto e di obiettivo.
Chi opera in modalità Multitasking rimbalza letteralmente da un’attività all’altra e si lascia distrarre facilmente da ciò che gli succede attorno. Tutto per lui sembra essere urgente e se ne deve occupare subito!
Il multipotenziale, consapevole della propria condizione e ben allenato alla gestione delle proprie potenzialità, è perfettamente in grado di gestire una cosa alla volta. Solo che nell’arco della giornata riesce a dedicarsi con la giusta concentrazione a molti interessi diversi tra loro.
C’è un’altra differenza, più sottile. Ed è una questione di profondità e ampiezza.
Il multipotenziale si caratterizza per ampiezza e profondità delle competenze e degli interessi. Esplora diversi campi, sviluppa abilità e scende in profondità di tutto ciò che lo appassiona. Quando un multipotenziale scopre una nuova fonte di interesse spesso diventa la sua ossessione e in poco tempo raggiunge un livello di competenza tale che gli consente di padroneggiare con destrezza quel tema, seppur probabilmente non ne diventerà mai il massimo esperto in circolazione. Un multipotenziale inoltre fa tesoro di tutto ciò che impara nel corso della vita dalle sue innumerevoli esperienze ed è in grado di combinarle in modo creativo e originale, così da trovare soluzioni a problemi complessi e costruirsi una carriera lavorativa su misura.
La persona che opera in modalità Multitasking invece si concentra sull’ampiezza della gestione delle attività (sì, come il multipotenziale), ma spesso a discapito della profondità. Infatti quando affronta più compiti contemporaneamente tende a suddividere la propria attenzione su ciascuno di essi, riducendo la capacità di immergersi completamente in un singolo compito e rischiando di svolgere ogni compito in modo poco accurato.
Ad esempio, immagina una persona che sta cercando di rispondere alle email, partecipare a una riunione virtuale e redigere un report allo stesso tempo. Anche se questa persona riesce a gestire tutte queste attività simultaneamente, è probabile che ciascuna venga svolta con un livello di attenzione inferiore rispetto a quanto sarebbe stato possibile se si fosse concentrata su un singolo compito alla volta.
In conclusione.
In questo articolo abbiamo indagato i motivi che portano alcune persone a confondere il termine Multipotenzialità con Multitasking.
Abbiamo visto insieme che, pur avendo una matrice semantica simile e un significato superficiale simile, in realtà descrivono due realtà molto differenti. La Multipotenzialità è infatti una caratteristica che appartiene geneticamente a determinate persone (multipotenziali) e può essere gestita per apportare vantaggio nella vita e nelle scelte professionali; invece il Multitasking è un metodo di lavoro proprio delle macchine e che impropriamente viene accostato al modo di lavorare e di comportarsi di alcune persone che, solo apparentemente, sembrano fare più cose contemporaneamente.
Chi sfrutta la propria Multipotenzialità può trarne vantaggio, mentre chi si avvale del Multitasking finisce per essere stressato, insoddisfatto e poco produttivo.
Silvia Vernelli
Sono la prima Life & Multipotential Coach italiana. La mia missione è accompagnare le persone multipotenziali in un percorso verso l’autorealizzazione personale Grazie al mio metodo di lavoro esclusivo e alla mia esperienza personale di vita come multipotenziale, ti dimostrerò che anche tu puoi trovare un equilibrio tra il tuo desiderio di pace e la tua fame di cambiamento.